Entrata da qualche decennio a pieno titolo tra le Arti Visive, attorno alla definizione di Sound Art vi sono ancora posizioni contrastanti: un fenomeno artistico complesso, che spesso dall’arte sconfina nella pratica musicale; il termine si riferisce, infatti, sia ad opere d’arte collocate in musei o gallerie, sia a performance, sculture e installazioni, video e film d’artista fino a giungere a particolari manifestazioni di musica elettronica. Più che gli aspetti che caratterizzano un approccio musicale, questa disciplina indaga la percezione spaziale del suono, il suo aspetto materiale e le sue possibili proiezioni nello spazio. Già nel manifesto L’arte dei rumori del 1913 il pittore e musicista Luigi Russolo aveva indagato il rumore come “suono del mondo” con il suo Intonarumori e successivamente con la comparsa dei primi sintetizzatori e strumenti elettronici, questo aspetto è stato ripreso sia dalla ricerca musicale che da quella più prettamente artistica. Come non ricordare il compositore John Cage con il suo pezzo silenzioso 4’ 33”, gli eventi di Fluxus agli inizi degli anni Sessanta, o artisti concettuali quali Robert Morris, Bruce Nauman e Nam June Paik. Molte e diverse tra loro sono le opere che sviluppano il concetto di suono, il suo aspetto immateriale, il movimento/flusso che lo compone e lo caratterizza. L’avvento del digitale ha facilitato e ampliato ulteriormente le infinite possibilità di applicazione delle tecnologie in ambito artistico. Tendenze che si impongono ancor oggi e che incontrano sempre più attenzione e spazio anche in gallerie, musei ed eventi importanti come, ad esempio, la Biennale di Venezia. Leggi tutto
5 Ottobre 2018