back to top

Angelica Consoli

Una tendenza ben definita nelle ricerche di alcuni artisti di oggi è quella che potremmo definire simbologia dei materiali, o addirittura simbolismo del medium. Con questi termini intendo descrivere un nuovo atteggiamento nei confronti della materia, che non la identifica come un puro uno strumento espressivo, ma che vede nella sua stessa dimensione tattile e contingente il luogo di una storia, di un senso già presente con il quale l’operazione artistica deve relazionarsi per valorizzarlo, rispettandone la poesia. Il lavoro di Angelica Consoli si colloca lungo questa linea, addirittura contribuisce a tracciarla e a rivelarne le possibilità creative. La paraffina – materia sospesa tra il visibile e l’invisibile, il naturale e l’artificiale – è adoperata come sede del ricordo, di aneddoti del passato, di forme e storie, oggetti e sostanze organiche che testimoniano un vissuto: il suo aspetto superficiale conferisce a queste immagini e a queste cose un’aura di antichità remota, ma al tempo stesso incoraggia l’osservatore a rapportarsi a questi ricordi, che sono dell’artista ma, attraverso il filtro semi-opaco del nuovo medium, diventano un po’ anche suoi. Leggi tutto

 

Angelica Consoli (1991) dopo il Diploma in Pittura conseguito nel 2013 presso l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, nel 2015, presso la stessa accademia, consegue il Diploma di II livello in Arti Visive Contemporanee. Nel giugno 2016 viene selezionata per collaborare all’allestimento e al disallestimento dell’opera “The Floating Piers” di Christo e Jeanne – Claude, lavorando inoltre come Monitor Fire emergency crew per tutto il periodo di apertura dell’opera. Nel 2013 ha collaborato, accanto all’artista svizzero Nic Hess, alla realizzazione dell’installazione site-specific intitolata La simulataneità del non simultaneo, all’interno della mostra Novecento mai visto. From Albers to Warhol to (now) curata da R. Wiehager presso il Museo Santa Giulia di Brescia. Nella fase attuale della sua ricerca, Consoli, conduce un affondo nella sfera dei ricordi, studiando il rapporto di stabilità e di instabilità all’interno delle nostre radici. Importante è la scelta dello spazio, oratori, monasteri, vecchie cantine, accolgono il suo lavoro, composto molto spesso da moduli che interagiscono con gli ambienti e lo spettatore.

Date: