Giorgio Presti e Corrado Saija
Le forme del suono.
Entrata da qualche decennio a pieno titolo tra le Arti Visive, attorno alla definizione
di Sound Art vi sono ancora posizioni contrastanti: un fenomeno artistico complesso,
che spesso dall’arte sconfina nella pratica musicale; il termine si riferisce, infatti, sia ad
opere d’arte collocate in musei o gallerie, sia a performance, sculture e installazioni,
video e film d’artista fino a giungere a particolari manifestazioni di musica elettronica.
Più che gli aspetti che caratterizzano un approccio musicale, questa disciplina indaga
la percezione spaziale del suono, il suo aspetto materiale e le sue possibili proiezioni
nello spazio.
Già nel manifesto L’arte dei rumori del 1913 il pittore e musicista Luigi Russolo aveva
indagato il rumore come “suono del mondo” con il suo Intonarumori e successivamente
con la comparsa dei primi sintetizzatori e strumenti elettronici, questo aspetto è stato
ripreso sia dalla ricerca musicale che da quella più prettamente artistica. Come non
ricordare il compositore John Cage con il suo pezzo silenzioso 4’ 33”, gli eventi di
Fluxus agli inizi degli anni Sessanta, o artisti concettuali quali Robert Morris, Bruce
Nauman e Nam June Paik. Molte e diverse tra loro sono le opere che sviluppano il
concetto di suono, il suo aspetto immateriale, il movimento/flusso che lo compone e lo
caratterizza. L’avvento del digitale ha facilitato e ampliato ulteriormente le infinite possibilità
di applicazione delle tecnologie in ambito artistico. Tendenze che si impongono
ancor oggi e che incontrano sempre più attenzione e spazio anche in gallerie, musei
ed eventi importanti come, ad esempio, la Biennale di Venezia.
Giorgio Presti e Corrado Saija, entrambi con una formazione musicale alle spalle,
fondano la loro ricerca artistica proprio sull’arte del suono. Un viaggio, è ciò che attende
il visitatore, un’esperienza di conoscenza attraverso il senso dell’udito, attraverso
la capacità di ascolto che ognuno di noi ha dentro di sé. L’invito che ci viene rivolto
è quello di ascoltare ciò che ci circonda, per riuscire a conoscere il mondo intorno a
noi, ma allo stesso tempo ci viene offerta l’occasione per una profonda riflessione sulla
realtà, su ciò che percepiamo di essa e soprattutto ciò che ci sfugge. Diverse sono le
opere inserite negli spazi della Fondazione, ricchi di storia e di memoria, luoghi che
raccontano di vite vissute, di sentimenti, di suoni e sapori antichi che riecheggiano
nelle stanze recuperate e restituite al pubblico, che gli artisti ci fanno rivivere attraverso
la loro personale lettura. Saranno dunque le architetture degli spazi, gli oggetti che li
occupano a diventare l’ambiente sensibile, l’opera visiva, la manifestazione percepibile
dell’arte sonora di questo duo artistico.
Tra le opere in mostra Parallel, unica opera interattiva multimodale, rappresenta, in
particolare, l’opportunità per il fruitore di indagare e conoscere se stesso, di intraprendere
un viaggio intimo e unico, scavando nel profondo dell’io semplicemente
partendo dalla propria immagine. Toccandola fisicamente, l’individuo si pone in parallelo
alla sua immagine, si pone in ascolto, pronto a cogliere i suoni e i rumori che
amplifichino la conoscenza di sé, in un processo introspettivo continuo che porta ad
una momentanea sospensione temporale…
Il tentativo di Nacre de Son è quello invece di dare una vera a propria forma al suono,
di rendere visibile e materico ciò che per natura non è tangibile. Una risposta all’esigenza
comune nella società odierna, di avere necessariamente un supporto visivo.
Tecnologia, fluidi reoscopici, logaritmi matematici, campi elettromagnetici e molto altro
sono i meccanismi complessi alla base delle opere esposte: musica e scienza si
fondono nell’arte, dando vita a opere dall’estetica essenziale ma dal forte potere evocativo.
Partendo dalla composizione di forme pure gli artisti raggiungono l’equilibrio e
l’armonia propria della capacità di sintesi, sempre evolvendo la propria visione tra il
pensiero e l’azione, ci accompagnano in paesaggi sonori carichi di poesia e lirismo,
ma anche di silenzi e rumori naturali o artificiali.
La mostra raccoglie le diverse direzioni che la ricerca sul suono di Giorgio e Corrado
ha prodotto in questi anni e offre la possibilità di ampliare gli orizzonti della nostra
percezione uditiva, ma soprattutto ci invita a fermarsi, a liberare noi stessi dalle sovrastrutture
del quotidiano, a sospendere la capacità di giudizio per porsi semplicemente
in ascolto … sia di un suono … sia dell’assenza di esso.
Mariacristina Maccarinelli
Corrado Saija e Giorgio Presti sono due musicisti e sound artisti attivi da diversi anni sul territorio
bresciano. Insieme hanno realizzato diverse installazioni multimediali, approfondendo il concetto
di “scultura sonora” e interazione tra fruitore, suono e ambiente circostante. Hanno partecipato
a diversi e importanti eventi esponendo le loro opere in contesti come l’Università Cattolica di
Brescia, Meccaniche della Meraviglia, la Fondazione D’Ars Oscar Signorini, lo spazio Carme.
Nel 2017 sono stati tra i Finalisti del Premio Paolo VI al Museo Paolo VI.
Corrado (1983) dopo aver conseguito la maturità artistica, approfondisce lo studio del pianoforte
jazz, segue un corso al SAE Institute e consegue la Licenza di teoria e solfeggio, per
frequentare poi il Conservatorio di Milano dove ottiene il Diploma in Musica elettronica e nuove
tecnologie. Interessato alla creazione di una nuova estetica musicale radicata nella tradizione
della musica elettroacustica colta, indaga il rapporto fra le forme del rumore e la composizione.
La sua musica trova terreno fertile nell’immagine e nelle arti multimediali per le sue caratteristiche
“sinestetiche”. Compone musica per il teatro, realizza diverse colonne sonore per corti, documentari,
audiovisivi commerciali e spot radiofonici.
Giorgio (1982) è Dottore di Ricerca in Informatica ed è attualmente titolare di un assegno di ricerca
post-doc nel Laboratorio di Informatica Musicale all’Università degli Studi di Milano, dove
accanto alla creazione di nuovi strumenti digitali trovano spazio indagini sui fenomeni naturali
da cui emerge l’esperienza musicale: dalla fisica acustica fino agli aspetti più sfuggevoli della
mente. Tastierista autodidatta da sempre affascinato dalla musicalità del rumore ha suonato in
diverse formazioni musicali, ha prodotto molti gruppi locali ed ha lavorato come tecnico in importanti
studi di post produzione di Milano.