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Albano Morandi

Albano Morandi: Insiemi di forme, singolarità immaginarie Bruno Corà

Se si entra nella vasta Wunderkammer (mi si lasci passare il termine se non il senso) del lavoro di Albano Morandi, ben presto ci si accorge, opera dopo opera, per ogni ciclo di creazione, che il suo immaginario, approfittando di ogni inclinazione complice dell’osservatore, ha qualcosa a che fare con il mondo interiore di ognuno. Ma c’è una differenza: essa consiste nella semplice attitudine da parte sua a credere possibile che le idee, i pensieri, i sogni siano trasformabili in forme e che, di conseguenza, si debba condurli a esserlo. E’ proprio questa determinazione, unita a una volontà di offrire il lato unico dell’esperienza individuale e della propria abilità a fare di uno tra molti, l’artista. Una volta varcata questa soglia e iniziatosi alla liturgia creatrice, saranno le opere a dire di quale artista siamo in presenza, piuttosto che il contrario. Confesso che essere arrivato ad oggi nell’esercizio ermeneutico, dopo una lunga, sia pure deresponsabilizzata osservazione e consapevolezza dell’esistenza del lavoro di Morandi mi costringe a riassumere – sull’esperienza di anni di attività e quantità di opere da lui compiute -alcune considerazioni che aiutino (almeno me) a individuare i principi generativi che mi paiono emergere dal suo fare come elementi distintivi, ancorché ognora articolati in esiti diversificati. Leggi Tutto

 

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