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Suggestioni simboliche e forme visionarie 

Omnia sunt hominum tenui pendentia filo. 

[Tutte le cose umane sono sospese a un esile filo]. Ovidio, Epistulae ex Ponto, I sec. 

La mostra di Giulia Nelli LEGAMI E FRATTURE propone una lettura personale della realtà, della società e delle dinamiche insite nella vita di ognuno di noi. Tutto questo prende forma, attraverso la materia tessile: la sua ricerca artistica, infatti, si muove nell’ambito della Fiber art o Arte tessile, una corrente artistica nata nel Novecento, tra gli anni ‘60-’70, e sviluppatasi dall’America al Giappone fino al Vecchio Continente compresa l’Italia. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fiorire di mostre sull’arte tessile a partire dalla Biennale di Venezia del 2017, fino ad arrivare a Roma, Milano, Chieri. I materiali utilizzati spaziano da filati di lana, a pezzi di tessuto, dal pizzo alle reti metalliche o di plastica. Un notevole contributo allo sviluppo di tale arte è giunto soprattutto dalle artiste donne che hanno saputo adottare un mezzo espressivo estremamente personale e riconoscibile. Per l’Italia fondamentali sono state le ricerche di Maria Lai, Paola Basana, Gina Morandini, Roberta Chioni. Giulia Nelli ha deciso di utilizzare il collant. L’artista ha iniziato strappando questo tessuto fino a isolare l’elemento essenziale, il filo, per poi rielaborare nuovi orditi e trame fermate su supporti rigidi. Ha poi inserito altri elementi come l’inchiostro o penna nera, materiali come la plastica, il vetro, il filo di ferro, per creare movimenti e nuovi legami con lo spazio interno all’opera ma anche esterno ad essa. Il filo diviene così il nucleo primario, il protagonista dell’opera che si manifesta attraverso l’abile gesto dell’artista in intrecci, nodi e snodi che si diramano, prendendo direzioni differenti, in un gioco elegante e raffinato, alla ricerca di un’armonia estetizzante, come nel caso dell’opera L’evoluzione di un sogno. Giulia Nelli lavora disgregando la materia per poi ri-generarla, scompone e annulla la forma del collant per riassemblare forme astratte e organiche che ricordano le sottili trame naturali delle ragnatele. In Oblio La vita nascosta si percepisce invece una presenza materica carica di reminiscenze informali. Il tessuto offre all’artista la possibilità di creare forme morbide, drappeggi, pieghe, che si liberano nello spazio, ma anche reticolati, incroci, intrecci che ne vincolano la percezione. Altri due elementi cari all’indagine dell’artista sono la luce e il buio. Troviamo, infatti, queste presenze enfatizzate dalle smagliature più o meno accentuate, o dall’utilizzo della carta lucida, come nell’opera Nero di seppia, in un gioco di trasparenze che si contrappongono alla presenza assoluta del nero; ritroviamo però anche il pieno e il vuoto: lo spazio interno all’opera occupato dal tessuto e l’assenza di spazio che compartecipa all’equilibrio della composizione. Il titolo della mostra vuole evocare la sua poetica Legàmi-Légami, l’indagine che, per stessa amissione dell’artista “affronta due tematiche: da un lato la complessità dei legami che si instaurano tra le persone, cercando di cogliere la carica emotiva che generano interiormente nell’individuo; dall’altro lato, la rete di relazioni che compongono una comunità, con un’attenzione particolare al desiderio dei giovani di far parte di un sistema di connessioni, idee ed 

energie in continua evoluzione (…)”. Fratture al contrario sono le rotture, le lacerazioni che pratica sul materiale durante il processo di creazione dell’opera. Sono fratture visibili, reali, drammatiche, dolorose ma necessarie per dare vita nuova al tessuto, nella stessa maniera in cui è necessario dopo una delusione, un dolore, una mancanza, una separazione, ripartire e rialzarsi con fiducia nell’attesa di un nuovo giorno, di ciò che il futuro e la vita riserva. L’arte quindi come rito catartico, attraverso il quale purificarsi e rinascere. Riprendendo il sociologo Zygmunt Bauman che parla di «società liquida», concezione che considera l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile, Giulia Nelli vuole indagare i rapporti sempre più superficiali e precari e al tempo stesso invitare ad andare oltre, a recuperare la consapevolezza che si possano e si debbano creare e ricercare rapporti solidi e profondi. Attraverso le opere l’artista ci descrive il mondo con il suo sguardo, ci mostra le disillusioni, i dolori, le paure, le tensioni, ma al contempo la forza di chi non si arrende, di chi ostinatamente resiste, la tenacia e la perseveranza di chi crede al cambiamento, alla ricostruzione, alla ripartenza, rappresentando la speranza di chi vede la luce oltre il buio. 

Mariacristina Maccarinelli