Sonia Costantini: manifestazioni e melodie del colore
“A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni.”
(Alessandro Baricco)
La mostra Transiti presenta una serie di opere di Sonia Costantini che ben rappresentano la sua ricerca artistica. Da molto tempo l’artista ha scelto di indagare e approfondire la natura del colore nei suoi molteplici aspetti. Il titolo si riferisce al passaggio fisico da uno spazio all’altro della mostra, in una sorta di percorso, di viaggio suggerito e scandito dalle atmosfere create dai colori protagonisti delle opere, ma sott’intende anche un transitare interiore, dettato dalle cromie che si susseguono, pensate per evocare, far emergere le emozioni che l’osservazione del colore suscita nello spettatore in maniera unica e personale. Nella pittura della Costantini troviamo la lezione dei grandi maestri e teorici del colore, così come il superamento di certe posizioni radicali che hanno caratterizzato la pittura analitica degli anni ‘70. Ciò che l’artista vuole indagare oltre l’essenza del colore è la percezione dello stesso. A tal proposito è da sottolineare come ella abbia interiorizzato e rielaborato ciò che l’artista e designer tedesco Josef Albers, allievo e docente del Bauhaus, affermava ne Interazioni del colore: “partendo direttamente dal materiale, il colore in sé, e analizzando come la sua azione e interazione vengono registrate nella nostra mente, effettuiamo prima di tutto e principalmente uno studio su noi stessi”, allo sguardo del passato egli preferiva “l’osservazione di noi stessi e di ciò che ci circonda, e sostituiamo l’introspezione alla retrospezione ” 1. Sonia Costantini è un’artista e una donna con una forte personalità e determinazione; dialogando con lei emerge il suo pensiero chiaro e coerente, la padronanza di un linguaggio artistico ben sedimentato ma al tempo stesso teso sempre verso il nuovo, alla ricerca della perfezione; la tecnica consolidata che ha dato alla luce centinaia di opere si rinnova ogni volta e sorprende con dettagli e segni impercettibili che solo un occhio e uno sguardo attento ed allenato riescono a cogliere. Mentre si racconta nel suo studio, traspare la devozione alla sua arte, parla di “pittura di colore” e questa espressione è la sintesi perfetta della sua poetica. È una pittura che si alimenta della materia stessa che ne definisce la sostanza. Il colore acrilico invade gli spazi della tela, penetra la trama e l’ordito, stesura dopo stesura, e prepara il fondo per accogliere il colore ad olio, nato dalla mescolanza e dall’unione di gradazioni sempre differenti. La materia viene distribuita così nello spazio finito del supporto, con un gesto della mano sicuro, regolare, metodico, ritmato, come fosse un rito, generando un movimento del colore che attraverso la luce apparirà a colui che guarda. All’interno dell’opera monocroma, solo apparentemente piatta, possiamo scoprire
1 Josef Albers, Interazione del colore. Esercizi per imparare a vedere, il Saggiatore,Milano, 2013
giochi di luci ed ombre, stratificazioni di materia, segni definiti grazie all’uso sapiente della spatola. L’artista partendo da un processo mentale di rielaborazione di un’immagine o di una sensazione, va quindi alla ricerca della tonalità perfetta mischiando, aggiungendo colori per dar vita ad un unico e irripetibile colore con il quale realizzerà una sola opera. Al tempo stesso questi lavori sono una rivelazione, l’opportunità di cogliere, di percepire, attraverso uno sguardo attento, le sfumature, frutto dell’abile mano dell’artista, che nascono dalle presenze della materia stesa sulla superficie. Vi è un’altra componente importante e necessaria alla comprensione di queste opere: il tempo.
Il tempo dell’artista: quello iniziale della riflessione e del pensiero, quello dedicato alla lenta realizzazione dell’opera, quasi fosse un esercizio fisico, un mantra, un’azione che non può essere sospesa e poi ripresa, ma che deve compiersi in un tempo continuato, senza pause per non perdere il ritmo della mano, per non avere differenti stesure all’interno dello spazio del quadro. Infine il tempo dello spettatore: quello dello sguardo, la lunga osservazione necessaria all’occhio per percepire e rielaborare il colore, per guardare e non solamente vedere, fino a lasciare emergere dalla memoria un’immagine mentale nitida, precisa, reale. La lenta e intensa osservazione permette una lettura stratificata dell’opera e l’opportunità di cogliere la complessità degli aspetti che vi partecipano.
Nella mostra ospitata dalla Fondazione Vittorio Leonesio, l’artista sceglie di dialogare con alcuni elementi architettonici, mettendoli in relazione con la propria opera, come nel caso dell’installazione degli elementi cubiformi Pietre che, posizionati nella parte alta della stanza, interagiscono con i decori riemersi dal restauro e vanno a formare un fregio. Dall’ ispirazione giunta dalla natura del paesaggio circostante nascono gli Orizzonti, sette parallelepipedi di varie misure che rievocano i cipressi, il lago, gli alberi, il cielo. Ma nella sua poetica vi è un altro importante elemento che spesso dialoga o entra in simbiosi con il colore: il suono.
L’artista da sempre amante della musica, ha voluto dedicare un lavoro proprio alle sette note musicali Colore-note, e ha scelto di esporre la Nota SI. La trasfigurazione di questo suono si esplicita in un trittico di varie dimensioni che parte da un verde cedro acido per poi passare ad un giallo limone aureolino e finire con un giallo Massicot, più caldo e tendente all’ocra. Nell’immaginario questa nota rimanda ad un suono alto, acuto, stridente ecco perché l’artista utilizza colori acidi e pungenti. Vi sono anche altri termini che avvicinano queste arti: l’armonia è un effetto ricercato tanto nella musica quanto nel colore; la variazione o ancora l’intensità di un suono o di un colore, termini di un vocabolario ricco di preziose e velate sfaccettature.
Tra le opere in mostra vi sono anche alcune carte realizzate con l’antica tecnica della tempera all’uovo. Nel dittico Notturni osserviamo come il colore steso sulla carta Pescia porti ad un risultato ancora nuovo e diverso: viene meno la componente della luce ma si manifesta potentemente l’intensità del colore. È una presenza densa, piena ma non materica.
La pittura di Sonia Costantini è dunque il risultato finale di un lavoro rigoroso, di un’applicazione metodica e costante, di un lento processo creativo, accompagnata da una profonda riflessione ed analisi interiore. Allo stesso modo l’osservazione delle opere suggerisce un’interiorizzazione personale, secondo la propria sensibilità percettiva visuale, e propone un’esperienza emozionale intima e totalizzante. La mostra invita a sostare, a
prendersi del tempo, in silenzio, ad immergersi in noi stessi per entrare in dialogo con la presenza e la manifestazione del colore, protagonista assoluto
Mariacristina Maccarinelli