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Nicolò Brunelli

Il vero e profondo mutamento portato dalla fotografia nell’arte contemporanea non riguarda aspetti tecnici, formali, figurativi ma un senso di partecipazione e di presenza nei confronti del reale che deriva dalla struttura materiale e concettuale del mezzo.

La fotografia ha dunque la capacità di presenza che si stabilisce tra lo spettatore e la realtà rappresentata dall’immagine…

Nicolò Brunelli, giovane artista salodiano, tenta di fermare l’immensità e la grandiosa potenza della Natura. Nelle due opere in mostra, sceglie di farlo attraverso due elementi: l’acqua e la terra. Sono questi infatti i soggetti-protagonisti delle fotografie, di grandi dimensioni, esposte alla Fondazione Vittorio Leonesio.

Ad accogliere lo spettatore non c’è solo la suggestione delle immagini ma anche l’installazione sonora che accompagna e partecipa all’opera stessa.

Il suono del vento spira tra le dune di sabbia e muove la calma apparente del vasto deserto, la linea d’orizzonte taglia in maniera netta l’immagine che tuttavia mantiene l’unità della composizione, mentre il rumore delle cascate sottolinea la dirompente forza generatrice dell’acqua. L’energia che ne scaturisce focalizza l’attenzione dello spettatore, che viene rapito nel vortice dell’acqua in movimento. Il cielo e le nuvole enfatizzano la sospensione dell’immagine in un tempo indefinito, quasi surreale. C’è un senso di “sospensione magica”, di rilettura del paesaggio attraverso un’inquadratura da un punto di vista leggermente rialzato. Interessante è l’idea di un tempo che si ferma: l’azione dell’acqua è bloccata, così come quella dell’auto bianca sullo sfondo. Brunelli si erge a Demiurgo e plasma l’immagine del paesaggio pur mantenendone l’essenza primaria; mette  a confronto due immagini lontane tra loro, eppure complementari, quasi fossero due tra i molteplici stati d’ animo che abitano la natura umana di tutti noi…

Mariacristina Maccarinelli

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