Petru Lucaci
Noto pittore rumeno della generazione degli anni ‘80, distintosi per la natura astratta dei suoi dipinti, caratterizzati da intensi colori, Petru Lucaci, durante questi ultimi anni, ha intrapreso una rischiosa e avvincente “discesa all’inferno”.
Dopo una prolungata immersione nell’esplosività sensoriale di ricche gamme cromatiche, ora affonda nell’abisso di un solo colore: un nero totale, profondo, senza fine.
Analizzando la sua produzione a partire dalla serie dei “Noctumbre” dell’inizio del decennio, fino all’attuale serie “Clarobscur”, si potrebbe affermare che sia avvenuto un semplice passaggio dalla sua precedente e carica vivacità coloristica verso il suo nichilista, ma infinitamente voluttuoso, opposto?
Questo ardere di colori che porta al loro completo annullamento (e che ugualmente contiene la loro totalità), ci rimanda spontaneamente ad altri esploratori del “vuoto cromatico”, quali Pierre Soulage o, gli americani, Clyfford Still, Barnett Newman e Brice Marden, attratti anch’ essi dal virtuosismo catartico e dal potere metafisico proprio di quel “misticismo del Nero” che ha caratterizzato la seconda metà del Ventesimo secolo.
Tuttavia, trattando del pittore rumeno, si ha qui a che fare con un ben più evidente processo materiale: l’abbandono alla tentazione, la decadenza all’inferno del suo stesso subconscio e la redenzione finale; tutto questo attraverso un viaggio tra le forme femminili, che porta l’artista a divenire “l’ombra rivelatrice” di un’alchimia totale, sia estetica che spirituale.
Orfeo, preso dall’amore, implora Euridice di fuggire dall’Ade. Adamo tende ansiosamente alla sagoma misteriosa di Eva, presentata sotto il nome di Lilith. È la mascolinità che esplora la sua intensa, vibrante, femminilità: Animus che abbraccia Anima nella psicologia di Gustav Jung. Nella sua più recente serie “Clarobscur”, Petru Lucaci, libera la sua interiorità indagando il peso emotivo del passato, attraverso una distaccata sperimentazione di questo suo espressivo “flusso scuro”. I suoi collage, costruiti a partire da frammenti di dipinti, da illustrazioni e foto in bianco e nero, evocano una sensualità ritrovata e una particolare predilezione per la composizione basata sul contrappunto. Le pose provocanti dei suoi frammenti di nudi femminili, dipinti, come Yves Klein, utilizzando tocchi di colore scuro, scaturiscono uno strano miscuglio di attrazione e repulsione, di espressionismo tetro ed edonismo indipendente. Si tratta di una provocazione sensualmente dolce che ti si avvicina con un atteggiamento di mistero, la cui inquietudine parla e si rivolge al tuo stesso disagio.
Questo mondo di contrasti, grave ma poetico, non è un semplice, virtuoso, esercizio all’interno dell’universo delle immagini visuali, non è una pura dimostrazione semiotica, concentrata su quanta luce e ombra ci possa venire offerta mediante un futuristico tono visivo. Attraversare le tensioni insidiose e le “bellezze aggressive”, che scaturiscono dai suoi lavori, significa accettare le nostre stesse ombre e la nostra condizione psichica, tentando di esorcizzare l’oscurità che sta dentro e fuori di noi.
Magda Carneci