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Michele Zaza

Michele Zaza invade gli spazi di Palazzo Leonesia a Puegnago del Garda, con due installazioni site-specific pensate e realizzate appositamente per questo proge=o dal sugges>vo >tolo di Cielo zero.

Due grandi pare> che raggruppano una serie di sculture in legno e ritraB fotografici nel par>colare s>le di Zaza. completano la mostra una serie di opere da Corpus del 2007 a Lo spazio del respiro del 2012 passando a=raverso le serie Sogno magico, Apparizione magica e Universo magico in cui Zaza escogita un’atmosfera carica di simboli, in cui il corpo o il volto si trovano in conta=o con uno scenario segreto, elaborato a par>re da elemen> traB dal quo>diano (molliche, ova=a, cuscini) e da presenze scultoree arche>piche. Spesso il volto, maschile o femminile, è dipinto con colori riferi> alla terra e al cielo – il marrone, il blu, il bianco. Nell’arte di Zaza la fotografia non è pura “tes>monianza” di una realtà oggeBva, ma sempre “creazione” della realtà. L’ar>sta, con le mani stre=e o a coprire il volto, mima ges> magici, schiudendo l’intera visione alle “tracce” di un’esistenza sconosciuta, giungendo a una ipotesi di «spazio cosmico» dove il cosmo è inventato, immaginato a=raverso l’elaborazione e la trasfigurazione degli

elemen> della vita.

Michele Zaza nasce a Molfe=a il 7 novembre del 1948. Nel nel 1967 s’iscrive al corso di Scultura di Marino Marini all’Accademia di Belle Ar> di Brera di Milano, dove consegue il diploma nel 1971.

La sua ricerca muove essenzialmente dall’idea che «l’arte non offre possibilità alterna>ve alla condizione umana, ma è al contrario la risultante di questa condizione» e, come tale, si perpetua nel pensiero umano. Con il ciclo Cristologia, presentato nel 1972 alla Galleria Diagramma/Inga-Pin di Milano, l’ar>sta si preoccupa di “commentare”, mediante un repertorio figurale, la falsa libertà che intercorre fra l’individuo e i diversi poteri.

Nel gennaio del 1973 dà inizio al ciclo Dissidenza ignota. Nell’opera principale appare la madre dell’ar>sta. Nel 1974, lavori in>tola> Naufragio euforico e Sisifo ritrovato madre e figlio evidenziano l’aspe=o contraddi=orio del conce=o di libertà so=oforma di un percorso “a senso unico”. Segue nel 1975 il ciclo delle Mimesi. Nei lavori di quegli anni, i genitori dell’ar>sta sorreggono un cumulo soffice di materia grigia a forma di tan> lobi, posizionandosi al centro, fra la presenza del pane e quella della pietra, rispeBvamente della cultura e della natura. Dal 1976 l’irreale non è in an>nomia con il reale, anzi cos>tuisce una realtà in divenire, fa=a di curiosi paesaggi di terra e ova=a, abita> da piccoli oggeB di carta somiglian> a macchine volan>.

Nel 1978 l’ar>sta realizza opere in>tolate Racconto celeste, nelle quali analizza l’incorporeo. Il colore blu della parete cosparsa di stelle-molliche è un cielo che avvolge i vol> del padre e della madre. Lo spazio abita>vo diviene “spazio celeste”.

Nel 1980, a New York, da Leo Castelli, espone Neo-terrestre, in cui riecheggiano i richiami alla terra “germinatrice”.Nel 1980 viene invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale. L’anno seguente è a Parigi, dove >ene una personale al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Nel 1977 e nel 1982 viene invitato a Documenta (Kassel); nel 1975 alla Biennale di Parigi e nel 1977 alla XIV Biennale di San Paolo.

Le sue opere sono presen> in diverse collezioni pubbliche, tra cui: Fonda>on Emanuel Hoffmann, Öffentliche Kunstsammlung (Basilea); Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart (Berlino); Walker Art Center (Minneapolis); Centre Georges Pompidou e Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (Parigi); Staatsgalerie (Stoccarda); Museum of contemporary art (Téhéran); Kunsthaus (Zurigo).