Le Forme del Tempo
Silvia Inselvini è una giovane artista che ha già raggiunto una tale consapevolezza nella sua ricerca artistica da risultare talvolta spiazzante. È riuscita a crearsi un linguaggio rigoroso ed originale impregnato di gesto e di segno. Elementi che possiamo ritrovare in tutte le serie di opere a cui lavora da alcuni anni, così come nelle opere presenti in questa mostra. In particolare l’artista ha creato site-specific uno dei due Notturni, tavole di ferro sulle quali sono stati applicati dei fogli di carta A4 completamente oscurati dal tratteggio ripetuto sistematicamente della biro Bic o Staedtler, strato dopo strato, a cui si è dedicata proprio durante le ore notturne. Questi infatti sono lavori che nascono nel buio e nella solitudine silenziosa della notte… quando il mondo riposa, quando la frenesia del quotidiano lascia posto alla calma… quando il tempo sembra sospeso… lei si adopera con determinata ostinazione per raggiungere l’equilibrio formale delle proprie opere.
“È attraverso il tempo che la forma si definisce”
Silvia trasforma questo tempo in opera, con metodo rigoroso, con notevole pazienza e forza di volontà, fino al raggiungimento del compiuto. Un senso di devozione traspare dai segni ripetuti all’infinito che arriva allo spettatore come una testimonianza di sacrificio che l’artista compie nei confronti di se stessa e del mondo. La stanchezza fisica che l’accompagna nel processo di creazione, si somma alla ricerca interiore, al non abbandono ad ansie e paure, all’ascolto del silenzio, che genera energia nuova.
Così il tempo della vita incontra il tempo dell’arte e si fonde con esso.
Per i Kalachakra/Galaxi 4 e 5, ospitati nelle due salette in dialogo con i Notturni, potremmo parlare di tempo del viaggio: sia esso interiore, intimo, alla ricerca della nostra luce, che qui appare ipnotica e lucente, attraverso gradazioni cromatiche evanescenti originate dal centro dell’opera stessa; sia esso un viaggio tra le galassie, verso mondi lontani, popolati da presenze sconosciute, ma affascinanti. L’utilizzo del filo e l’azione del cucire riportano alla mente grandi artiste come Maria Lai, che Inselvini sente vicino per sensibilità, pur nella differenziazione della ricerca.
In mostra vi sono poi opere che vedono l’utilizzo di materiali simili, i tessuti, anche se con applicazioni differenti: il Kalachakra, le Spade e la Strada. Nel primo caso si tratta di una grande spirale formata da fili e tessuti che avvolgono metri e metri di corda. Una girandola di colori, un viaggio nella forza della vita. Qui, la rappresentazione è quella di un tempo infinito, ciclico nella mutazione, ricco di diversità e di sfumature. Le Spade ricordano, nella semplicità primordiale della forma, l’istinto guerriero insito nella natura umana. Il combattente che è in ognuno di noi è invitato ad emergere, a non restare nascosto. È il tempo del risveglio, l’artista ricorda a se stessa e a noi che è l’ora di prendere in mano la propria vita e il proprio destino. Sono spade che non feriscono, rivestite di indumenti e stoffe colorate che custodiscono memoria e storie di vita, ma che non perdono la loro forza simbolica pur mutando la loro funzione intrinseca. Infine La Strada: una serie di bastoncini rivestiti di tessuti variopinti che creano quasi un ponte tra mondi differenti, una dilatazione del tempo nello spazio fisico dell’opera. Espansione del tempo. Silvia è custode consapevole di una visione e attraverso le sue opere ne fa dono al mondo, non sempre la lettura risulta immediata e semplice, spesso richiede lo sforzo di mettersi in ascolto, di abbandonare gli schemi del pensiero e le sovrastrutture che ci siamo creati, richiede la capacità di tornare ad essere liberi di sentire ciò che ci circonda o ciò che risiede nel nostro essere profondo. Silvia Inselvini ci offre una traccia, segna un sentiero, una strada che indica una direzione…
Sta al singolo individuo scegliere dove andare.
Silvia Inselvini è nata a Brescia nel 1987, dove vive e lavora.
Nel 2012 si è diplomata in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Dal 2009 ha partecipato a diverse mostre collettive e personali.
Tra i vari riconoscimenti ottenuti ricordiamo: il Premio San Fedele del 2014, il premio Combat, X Edizione, nel 2019 e sempre quest’anno è tra le finaliste di Arteam Cup 2019.
Il suo lavoro ruota intorno al tema del tempo, di cui vengono indagate le infinitesime variazioni, attraverso la ripetizione continua, inesausta e stratificata di gesti aprioristicamente stabiliti, organizzando il farsi dell’opera con una metodologia rigorosa. Ne risultano lavori di forte potenza evocativa, poetici, oggetti da contemplare.
Mariacristina Maccarinelli