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IL FILO DELL’ESISTENZA E L’ARCHITETTURA DELLA MEMORIA 

Il filosofo e scrittore René J. Guénon nel saggio “Gli stati molteplici dell’essere” rappresenta il filo come “mezzo che collega tutti gli stati dell’esistenza fra loro e al loro principio”. 

Il filo da sempre è corredato di valenze antropologiche profondissime. Già nell’antica tradizione filosofica indiana il filo collegava i due mondi e tutti gli esseri e, per entrare in sintonia con il “centro” dell’universo, con la luce, con il sole, era indispensabile seguirne la traccia. Rappresenta quindi il legame esistente fra i vari livelli cosmici (terreno e sovrannaturale) ma anche psicologici (conscio, inconscio o subconscio). Un simbolismo che si collega a vari miti, come quelli di Penelope o di Arianna. Nel labirinto, è il filo di Arianna che consente di uscire dal mondo delle tenebre, per ritornare alla luce. È certamente uno degli elementi che ci connota come civiltà sin dalle origini e non solo, è stato elemento di scambio di saperi, ma spesso si è fatto anche denuncia. Si pensi, per esempio, ai tappeti di guerra afghani che segnano l’irrompere della violenza nel quotidiano. È quindi un elemento fondante nella storia dell’umanità. Il filo ha un valore simbolico talmente forte che si è radicato anche nel linguaggio, pensiamo ad espressioni di uso comune quali: “stringere legami”, “il filo della memoria”, “sciogliere nodi”, e ancora “ricucire i rapporti”. Ha acquistato una tale forza semantica, simbolica e metaforica che lo ha portato ad influenzare anche le arti visive. 

Ed è proprio uno dei materiali protagonisti delle installazioni in mostra. La potenza narrativa del filo è qui evocata dall’artista Giulio Locatelli attraverso forme e segni che si fanno presenza e scrittura indecifrabile come in Appunti di un navigante in cerca di stelle. L’installazione comprende una serie di sculture, una sorta di totem composti da fogli di carta, ottenuti artigianalmente, che l’artista suggerisce di osservare liberamente perché: “In ogni taccuino, accumulo di pagine, ognuno può leggere di sé tra le righe disegnate dai fili, che strabordano dalle pagine, avvolgendo le piccole sculture quasi in una polverosa ragnatela”. Il rimando ai libri di Maria Lai è immediato, l’insegnamento della grande artista sarda consiste nel lasciare che il filo non scriva parole ma resti semplicemente segno tangibile, permettendo che le sue diramazioni e tracce fisiche e materiali spazino liberamente senza essere confinate nei codici di un significato che ne limiterebbe il senso. Nell’installazione è presente anche il concetto di accumulo, tema caro all’artista. Infatti la sovrapposizione ordinata e metodica di queste pagine realizzate a mano, la stratificazione fisica del materiale simboleggia una stratificazione del sapere, di cultura e di storie che diventano testimonianza di vita, di esistenza e di esperienze che procedono dal singolo per divenire vissuto collettivo. 

Ma il filo ha anche una potenza di struttura che si manifesta quando diventa scultura, opera autonoma. È il caso di Il pensatoio e Sotto il flusso del fiume. In un tempo lunghissimo, nell’evolversi di un processo, l’accumulo di un filo sull’altro, strato dopo strato, origina forme organiche, avvolgendole in una sorta di candida pelle sensibile, caricandole di ricordi, di memorie in modo da poter essere rivissute in maniera personale. Nel codice narrativo di Locatelli il filo è bianco, colore o meglio somma di tutti i colori, che si lega al tempo della memoria, esprimendo tutto ciò che è stato depurato dalle singole emozioni che lo connotavano nello spazio e nel tempo per assumere una valenza collettiva e universale. Racconta l’artista che “Sono forme non determinate, levigate ed erose da pensieri e ricordi, aperte a diverse connessioni, s’innalzano dal suolo, stimolando chi si confronta a sentirsi un navigante volto ad intraprendere un viaggio nel fiume del proprio pensiero, facendosi domande e riflessioni”. 

Il terzo elemento introdotto dall’installazione intitolata Raccoglitori è quello architettonico. Le strutture che compongono gli elementi dell’opera sono prese dall’ambiente di cantiere: si tratta di armature di ferro che sono utilizzate per travi e pilastri in cemento. Forme geometriche, più o meno regolari, che vengono interrotte da accumuli di carta che ne modificano la percezione volumetrica. In una sorta di catalogazione, questi raccoglitori di memorie dialogano con lo spazio trasmettendo un senso di precarietà. E un processo in divenire, una sorta di opera aperta in cui l’artista lascia che il fruitore si metta in relazione in maniera intima e personale con la nuova architettura dello spazio.

Mariacristina Maccarinelli

Biografia

Giulio Locatelli (Bergamo, 1993) nel 2015 consegue il diploma di I livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dove 2017 conclude il biennio specialistico in Arti Visive.

Interessato al mondo del tessile, con particolare attenzione al filo come strumento sia d’analisi che di realizzazione delle idee della mente che altrimenti “prenderebbero freddo”. Il filo diramandosi tra le persone costruisce trame relazionali che portano alla realizzazione di lavori collettivi. 

Nel 2023 realizza Magic Carpet a cura di Platea Palazzo Galeano, della Fondazione comunitaria di Lodi e dell’ASST di Lodi, un progetto di arte partecipata cheb ha coinvolto i ragazzi e le ragazze dell’unità operativa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

Tra il 2022 ed il 2021 realizza diverse mostre personali, si ricorda Vexilla, Tecla a cura di Platea Palazzo Galeano, Flying Carpet a cura di Giovanni Berera, Fondamenta a cura della Galleria Ghiggini. 

Nel 2023 partecipa a mostre collettive, tra cui Hot Topic a cura della Galleria Ghiggini, Fiberstorming a cura di Barbara Pavan, nel 2022 Tales from then inside_out the look throug a cura di Co_atto, Miniartexil a cura della Fondazione Sponga, Festina stonata a cura di luogo_e.

Partecipa come finalista a diversi Premi come Premio Combat, Premio Nocivelli a cura di Ilaria Mariotti, Premio Arte Laguna, Premio YICCA a cura dell’Associazione RIVOLI 2.

Partecipa inoltre a diverse residenze artistiche, nel 2015 SFaSE a cura di Elena d’Angelo, nel 2017 SYNCHRONICITY in Cina, nel 2018 MICHELANGELO RELOAD a Pietrasanta a cura di A. Romanini, nel 2020 a ROTONDELLA “People and Landscape “a cura della Fondazione Matera per la cultura”, nel novembre 2020 presso Masseria Cultura