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GRUPPO ARIS

Si  inaugurerà il prossimo 10 settembre, presso la nostra Fondazione in via G. Pallazzi, 15  a Puegnago del Garda, Frazione Mura,  la mostra del gruppo artistico degli ARIS, Cinini, Martinotta e Simoni, dal titolo “Alias Francesco” . La mostra, curata da Renata Coltrini, oltre ad una serie di nuovi lavori presenterà alcune installazioni legate al precedente lavoro del gruppo bresciano: “Mito Aris” . 

Il GRUPPO ARISARIS è un acronimo che suona lugubremente e festevolmente “Artisti risorti”, a designare la morte (addirittura con Certificato di dichiarazione di morte nel 1995) e resurrezione del trio Martino Martinotta – Ferdinando Cinini – Riccardo Simoni. Gli ARIS hanno indagato il processo di mitizzazione e di costruzione auràtica dell’opera d’arte, prima con delle performance negli anni Novanta poi con il progetto MITO, che negli anni Duemila ha permesso la partecipazione alla XIV Quadriennale di Roma. Il Mito è un individuo che nulla avrebbe che fare con l’arte, ma che viene consacrato a essa mediante un processo di mitizzazione: l’aura del Mito deriva esclusivamente da un processo di ricomposizione della sua esistenza quotidiana attraverso il medium dell’arte, non da un valore estetico intrinseco agli oggetti catalogati.

Il gruppo Aris, che sta per “Artisti risorti”, nasce a Brescia nell’agosto del 1995. Da allora i componenti del gruppo (Ferdinando Cinini, Martino Martinotta e Riccardo Simoni) non hanno più esposto individualmente e realizzato opere come singoli.

GRUPPO ARIS ARIS è un acronimo che suona lugubremente e festevolmente “Artisti risorti”, a designare la morte (addirittura con Certificato di dichiarazione di morte nel 1995) e resurrezione del trio Martino Martinotta – Ferdinando Cinini – Riccardo Simoni. Gli ARIS hanno indagato il processo di mitizzazione e di costruzione auràtica dell’opera d’arte, prima con delle performance negli anni Novanta poi con il progetto MITO, che negli anni Duemila ha permesso la partecipazione alla XIV Quadriennale di Roma. Il Mito è un individuo che nulla avrebbe che fare con l’arte, ma che viene consacrato a essa mediante un processo di mitizzazione: l’aura del Mito deriva esclusivamente da un processo di ricomposizione della sua esistenza quotidiana attraverso il medium dell’arte, non da un valore estetico intrinseco agli oggetti catalogati. 

PROGETTO ALIAS Il progetto Alias è stato inaugurato nel 2013 con la performance Non calpestare le lumache, durante la quale gli Aris hanno liberato nei giardini della Biennale di Venezia tremila lumache siglate dalla firma di “Alias Francesco”. Pur approfondendo la riflessione sui meccanismi di riconoscimento e di produzione della fama artistica, coerentemente al Mito, il nuovo progetto ne ribalta la prospettiva, grazie a Francesco – nome fittizio del soggetto Alias – che in ogni performance artistica pone a rischio la propria esistenza artistica attraverso un delicato equilibrio fra esposizione e nascondimento della propria identità. 

ALIAS: PERSONA Una delle operazioni più esplicite, da questo punto di vista, è Alias: persona, nella quale l’identità di Alias viene posta in gioco attraverso il medium dello spettatore. Gli Aris hanno preparato una cornice, siglata con un riferimento alla sede che lo ospita, contenente una sagoma bianca la cui forma richiama il profilo di Alias Francesco. Lo spettatore, per poter fruire l’opera, deve seguire le istruzioni e realizzare un selfie di se stesso all’interno della cornice indossando la maschera realizzata da Alias. Le fotografie vanno a formare un album multimediale condiviso su internet e sui Social Network. L’opera quindi non è rappresentata solo dal manufatto (la cornice Aris o la maschera Alias) o dal prodotto finale (la fotografia) ma dall’interazione fra tali dispositivi e l’identità dello spettatore: lo spettatore non viene semplicemente coinvolto attivamente in un’opera, ma, attraverso l’interazione con i dispositivi, diventa il medium attraverso il quale viene posta in gioco l’identità di Alias. L’obiettivo non è la sintesi, ma l’espansione, l’attivazione di nuove connessioni e di nuove dimensioni di senso e di mistero. Pur progettata per dialogare con la struttura organizzativa a rizoma del Premio Suzzara 2016, Alias: persona è un’opera itinerante, concepita per potersi ogni volta riadattare a ogni museo, galleria, centro culturale o a qualsiasi spazio espositivo interessato a ospitarla. 

INDIZIO A FONDO ROSSO Sempre nel 2016 l’installazione Indizio a fondo rosso ha partecipato al 66° Premio Michetti, il più antico e rinomato concorso artistico italiano. L’opera richiama esplicitamente l’immagine del “buco nero”, la teoria più affascinante della fisica contemporanea, che per gli Aris rappresenta una sorta di “immagine-limite”, ossia la frontiera negativa e invalicabile da parte della ragione. Grazie a questo concetto gli Aris generano un cortocircuito fra ragione scientifica e immaginazione artistica, le quali non possono più limitarsi a rappresentare e misurare la realtà, che blocca e inibisce la loro azione visionaria, ma devono farsi funzione di surrealtà e irrealtà, aprendosi alla dimensione del mistero e dell’indicibile. 

ALIAS: MISTICO In Indizio a fondo rosso l’identità di Alias è stata usata dagli Aris come medium per generare un’interrogazione di senso attorno alla dimensione del mistero e dell’irrappresentabile nel campo dell’interazione fra arte e scienza: ma la stessa dimensione di senso viene condivisa dalla spiritualità religiosa, che viene avvicinata dagli Aris nell’operazione Alias: Mistico. La legge che regola la serie di opere è una dialettica fra assenza e presenza, che secondo gli Aris rappresenta l’essenza di ogni discorso autenticamente artistico e religioso. L’aura artistica e l’aura religiosa rappresentano una presenza dinamica, perché si fondano sempre su una costitutiva tensione verso una realtà assente, ignota, misteriosa. Richiamando esplicitamente l’insegnamento di Lucio Fontana, gli Aris hanno selezionato quattro icone religiose e hanno aperto uno squarcio proprio nella zona centrale della rappresentazione, per emancipare l’icona dalla manifestazione diretta della presenza del divino; una volta ripristinata la dimensione dell’assenza, quel vuoto viene nuovamente riempito dal gesto di Alias. Proprio il concetto di mistico si erge a chiave interpretativa dell’opera: l’azione di Alias non è un gesto di svelamento dell’ignoto, ma al contrario vuole farsi nuova epifania di bellezza e di mistero. Lungi dal voler scandalizzare o provocare, Alias: Mistico vuole inquietare le coscienze, costringendo il “fedele del mondo dell’arte” ad affacciarsi sull’abisso dell’ignoto, del mistero, dell’Altro, della trascendenza costitutiva di ogni gesto. Quello di Alias è un gesto mistico perché non annulla la sacralità dell’icona, il suo mistero, bensì lo rende esteticamente presente, entrando in contatto estetico (dal greco eisthesis, “percezione”) ed estatico con esso.