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Alessandro Giampaoli e Lorenzo Scarpellini. Talèe

A cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina In collaborazione con Zamagni Arte, Rimini

Mostra bi-personale degli artisti rappresentati dalla Galleria Zamagni Arte di Rimini alla Fondazione Vittorio Leonesio, Puegnago del Garda (Brescia)

Opening sabato 7 settembre, ore 18 Segue rinfresco

Durata della mostra: 7 settembre – 3 novembre 2024 Orari: sabato e domenica, dalle 15 alle 19

Contatti:

La talèa è la parte di una pianta capace di emettere radici, utilizzata per generare un nuovo essere vegetale: una forma di moltiplicazione vegetativa, che permette di conservare le caratteristiche della pianta da cui deriva; questa parte è di solito un ramo provvisto di almeno una gemma, ma anche le radici e le foglie.

Uno dei tanti miracoli della Natura è chiamato oggi a raccontare la mostra bi-personale di due artisti, un pittore e uno scultore, rispettivamente Alessandro Giampaoli (Pesaro, 1972) e Lorenzo Scarpellini (Ravenna, 1994), appartenenti a due generazioni diverse ma accomunati da una indagine visuale poetica e carica di simbolismo e immaginario.

Basti osservare le superfici dipinte di Giampaoli, o i corpi plasmati di Scarpellini: in una metamorfosi continua, i paesaggi onirici e carichi di echi simbolisti del primo e le sculture di origine mitologica del secondo germogliano forme e contaminano iconografie, evocando una pittura e una scultura capaci di suggerire, al visitatore, suggestioni mutevoli e forme in continua germinazione, come fossero, appunto, talèe custodite preziosamente in un vaso di vetro esposto alla luce ed all’acqua dell’arte.

Si osservino anche i titoli delle opere, vere e proprie liriche sintetiche capaci di rimandare immediatamente ai paesaggi in cui Giampaoli ci conduce per mano, chiedendoci di attraversarli: “un dipinto è una soglia – ha infatti dichiarato – è la rappresentazione di un paesaggio interiore in cui ci si può addentrare e scoprire nuove possibilità… uno spazio protetto, impenetrabile, incorruttibile, intimo, in cui ritrovare senso e connessione, dove tutto è concepito come unità esistenziale indistinta”. Da qui la sua scelta di distillare e far germinare, attraverso il pennello, l’olio,

la tela, una nuova “mitologia naturale”, come egli stesso la definisce, una cosmologia ibrida e mutevole “in cui umano, vegetale e animale si mescolano e i codici di appartenenza vengono annullati. La pittura diventa una sorta di preghiera simbolica e segnica per evocare quelle forze misteriose che regolano lUniverso e riscattare le disarmonie del presente”, ha dichiarato Giampaoli.

Come usciti da questi paesaggi, sono i personaggi mitico-simbolici che la sapienza scultorea di Lorenzo Scarpellini, artista appartenente alle giovani generazioni e nondimeno già riconosciuto a livello nazionale, continua a generare: egli stesso chiama questi abitanti di un universo intimo eppure parlante all’immaginario di ciascuno di noi Noduli germoglianti, Chimere ed Oide, numerandoli in numeri romani progressivi come se fossero abitanti generati da un principio instancabile e metamorfico.

Le Oidi, in particolar modo, presenti in mostra, derivano il loro nome dal greco òide, indicando la parte finale di molte parole composte, nelle quali si indica in genere somiglianza di forma, di aspetto, di natura o comunque relazione, analogia, affinità con la cosa indicata dalla parola cui viene aggiunto.

Affascinato dalla lenta e perpetua trasformazione che il tempo compie su oggetti, esseri e materia, Scarpellini crea “una natura superstite alla fine, sopravvissuta all’Antropocene, mutando in aberrazioni metaorganiche talvolta apparentemente insensate”, ha dichiarato, affidando alla sperimentazione legata ai materiali un ruolo centrale nel suo lavoro, animato anche dalla consapevolezza della situazione di crisi ecologica in cui viviamo, di una possibile estinzione della specie, della distruzione degli ambienti naturali. La spiccata sensibilità verso l’ambiente porta Scarpellini a selezionare in tal senso materiali non convenzionali e a utilizzare metodi e tecniche non inquinanti: elementi poveri e di recupero quali ferro, carta, carbone, calce, legni, ossidi e terre, plasmati ed elaborati nella maniera più sostenibile possibile, tentando di produrre il minimo scarto. Tutto si trasforma, nulla si distrugge: questa la responsabilità, anche e soprattutto oggi, dell’arte contemporanea.

Questo ci raccontano, evocando mondi, le gemme pittoriche e scultoree di due artisti di grande fascino, oggi innestate come talèe negli spazi di Fondazione Vittorio Leonesio, in una mostra site- specific che propone anche opere inedite e appositamente realizzate per l’occasione.

Immagini di alcune opere in mostra:

Alessandro Giampaoli, Ci rivelò il segreto ai piedi della montagna, 2023, olio su tela, 160×200 cm Courtesy Zamagni Arte, Rimini

Alessandro Giampaoli, Se puoi, perdi i tuoi passi, 2023, olio su tela, 120×100 cm Courtesy Zamagni Arte, Rimini

Lorenzo Scarpellini, Oide IV, 2023, cartapesta e ferro, 37x29x27 cm Courtesy Zamagni Arte, Rimini

Lorenzo Scarpellini, Nodulo Germogliante II, 2022, cartapesta e rete metallica, 40x40x50 cm Courtesy Zamagni Arte, Rimini